La cucina vittoriana aveva una stufa economica che veniva tenuta accesa tutto il giorno, era la zona più accogliente della casa e il centro nevralgico della vita famigliare. Di giorno era il luogo di lavoro della donna, e all’imbrunire, il posto in cui tutta la famiglia si riuniva a prendere il tè. Queste case avevano un office, una stanza di servizio antistante alla cucina, dove si sbrigavano le faccende della casa. La cucina quindi si usava per cucinare e per mangiare, ma anche come soggiorno, mentre la sala più bella della casa veniva riservata alla domenica o alle grandi occasioni.
La concezione della cucina come locale indipendente dal resto della casa, destinata alla preparazione dei cibi,esisteva già nel IV sec.a.C. ma le sue caratteristiche avevano ben poco a che vedere con quelle della cucina attuale.Una radicale evoluzione di questo ambiente si registrò a partire dalla fine del Settecento e, soprattutto nel corso dell’Ottocento, anche in conseguenza dell’impiego di nuovi combustibili: il carbone e, a partire della metà del XIX secolo, il gas.
La creazione di un nuovo accessorio, la cucina propriamente detta, che sostituiva il grande camino utilizzati fino ad allora, comportò la necessità di produrre anche una serie di speciali utensili per il lavoro e mobili di servizio adeguati.E`dunque in epoca georgiana (1714-1830) che compaiono i primi arredi destinati specificatamente alla cucina, per lo più realizzati in legnami economici, come il pino, e poi verniciati in vari colori.